Riflessione a partire da L’Alsìr

Lucia Bonatesta
2 min readMay 2, 2023

--

Nella vita mi sono sentita a casa soprattutto al Bagno Rivaverde di Punta Marina: il luogo dove ho trascorso buona parte della mia infanzia e adolescenza e dove tuttora ritorno con piacere.

Un bagno eternamente fuori moda. Fatto di anziani e famiglie che con il tempo sono diventati una comunità, dove anno dopo anno ci si ritrova un po’ più vecchi e si contano i nomi di chi non c’è più e di chi si è aggiunto. Con la perenne sensazione che il bilancio sia negativo.

Ricordo i lontani anni gloriosi, quando al Bagno arrivavano clienti da tutta Italia e stavano un mese intero o più. Ricordo la marea di bambini e ragazzi che vagavano dal campo da ping pong a quello da racchettoni e gli infiniti tornei di calcino del sabato pomeriggio. Tutte immagini che hanno lasciato il posto a qualche tavolino vuoto e a un campo dove si alternano sempre i soliti dieci giocatori che si prendono troppo sul serio.

Sono cresciuta a tornei di racchettoni, beccaccini e falò in spiaggia, ad amicizie e ad amori vissuti con l’urgenza della fine dell’estate.

Per questi ed altri motivi non posso far altro che consigliare la lettura del romanzo L’Alsìr di Iacopo Gardelli (Ravenna, classe 1990), pubblicato per Fernandel. Il romanzo rievoca le atmosfere in cui sono cresciuta ed è capace di raccontarle con quell’alternanza di odio e amore che contraddistingue ogni esperienza capace di segnarci. Quel rapporto talvolta conflittuale che si ha con questo genitore collettivo che è il Bagno.

L’Alsìr è il racconto di qualche lenta giornata estiva tra gli anni ‘90 e i primi anni ‘10. Osserviamo dal buco della serratura le vite di due famiglie: i Montanari e i Malagola. Seguiamo gli umori e le lune di genitori e figli e di tutta la fauna del Bagno. È una narrazione di carattere aneddotico, dove mattoncino per mattoncino si va a formare la memoria collettiva dell’Alsìr e dei suoi avventori.

Il libro è privo di accadimenti da grande romanzo, d’altronde come potrebbero esserci grandi eventi nelle umide estati della provincia italiana? Citando un altro felice romanzo di questo 2023:

“D’estate la rivoluzione non si fa. Di sicuro non in Italia e soprattutto non in una località balneare.”

Quello che possiamo cogliere in questo romanzo è piuttosto uno scombussolamento emotivo, la rottura di un equilibrio, un improvviso cambio d’umore, che, se osservati da una certa distanza, si inseriscono perfettamente all’interno di un più grande e lento cambiamento politico-culturale.

Un’ultima nota su questo libro riguarda lo studio e la cura nell’uso della lingua. Gardelli, come si legge nella quarta di copertina, crea una lingua meticcia: una commistione di dialetto, italiano e neologismi. In questa scelta linguistica voglio vedere un’esemplificazione del progressivo allontanamento delle persone dalla lingua del territorio: quel dialetto che non possiamo più usare perché non ci riguarda più (o almeno così crediamo). Il massimo che possiamo fare è tentare di imitarlo goffamente, sfruttando qualche parola sentita al bar – o più precisamente al Bagno – facendone nascere talvolta una simpatica parodia.

--

--